
Vuelta a España 2022: il riepilogo
I VINCITORI
A 22 anni Remco Evenepoel vince la sua prima grande corsa a tappe, la Vuelta, 36ª vittoria in carriera e 14ª stagionale per un fenomeno che avrà ancora qualcosa da dire al Mondiale, tra crono e strada. Il belga sembra aver fatto quel salto di qualità che ci si attendeva da lui, poiché le gambe e i colpi li ha sempre avuti, ma questa volta ha dimostrato di avere la testa per gestirsi lungo le tre settimane passate in rosso, con le vittorie nella crono individuale di Alicante e in salita sull’Alto de Piornal le ciliegini sulla torta. L’altro vincitore della corsa è Mads Pedersen: l’alfiere della Trek-Segafredo ha dominato le volate vincendone tre da metà corsa in poi dopo il forfait di Sam Bennett, indossando fino a Madrid la maglia verde. Peccato proprio per il piazzamento nella tappa finale: il poker lo avrebbe fatto diventare anche il più vincente di questa edizione della corsa spagnola.
GLI SCONFITTI
Primož Roglič era il campione uscente e, nonostante la batosta subita a cronometro nella decima tappa, sembrava bello garrulo per provare a ribaltare la classifica nelle ultime frazione di montagna. Ci sarebbe riuscito? Non avremo una risposta poiché nell’arrivo di Tomares, dopo aver creato l’azione decisiva in testa al gruppo, cade e il giorno dopo non riparte polemizzando con Fred Wright, reo – secondo lo sloveno e la Jumbo-Visma – di averlo tirato giù. Al posto dello sloveno subentra Enric Mas, ma per lo spagnolo della Movistar, cresciuto con Unzué e Valverde, l’idea di attaccare o quantomeno provarci è lontanissima dalla filosofia di corsa che gli è stata inculcata. Il buon Mas si accontenta di un secondo posto e possiamo considerare anche tra gli sconfitti di questa edizione. Ai due corridori citati aggiungiamo pure Tim Merlier: il velocista belga della Alpecin era tra i più accreditati a vincere qualche volata, e le occasioni ci sono state, ma non è mai riuscito a piazzare il colpo.
I PROPOSITIVI
Tanti applausi a Jay Vine che conquista due frazioni in altura andando in fuga: chapeau per un corridore che è arrivato nel ciclismo che conta passando per le corse virtuali, dimostrandosi un talento anche sull’asfalto vero. Il corridore della Alpecin indossa fino al ritiro la maglia di miglior scalatore, passandola poi a Richard Carapaz, l’altro propositivo che ha animato la corsa. Per l’ecuadoregno della Ineos Grenadiers magari qualcuno si aspettava una gara di vertice, ma è stato comunque utile ai fini dello spettacolo, poiché dopo essere andato abbondantemente fuori classifica si è riciclato come uomo fuga capace di vincere tre tappe di montagna e prendersi la Pois Blu (che probabilmente avrebbe conquistato anche con Vine ancora in corsa).
IL MOMENTO
Senza dubbio l’arrivo della sedicesima tappa: Roglič fa il vuoto mentre Evenepoel fora, tutto dentro i 3 km. Sull’arrivo lo sloveno va a terra per un contatto con Wright e il giorno dopo si ritira. Vero è che Evenepoel ha vinto il confronto diretto nella cronometro individuale dopo aver staccato il capitano della Jumbo nei primi arrivi in salita, così come ha gestito il vantaggio a Sierra de la Pandera dopo essere stato attaccato, ma la prova di forza sull’Alto de Piornal ci lascia il dubbio: se ci fosse stato ancora Roglič sarebbe finita ugualmente così? Nella tappa numero 18 Evenepoel ha messo il punto esclamativo sulla corsa e coloro i quali erano rimasti hanno accettato il verdetto.
LA SQUADRA
Tante squadre hanno terminato la corsa da plurivittoriose, ma quasi tutte lo hanno fatto con un solo uomo. Tre volte la Trek con Pedersen così come la Ineos con Carapaz, due successi per Quick-Step e Alpecin con Evenepoel e Vine. Chi invece ha vinto in due occasioni, con due uomini diversi a tagliare il traguardo (terminologia non casuale…) sono state la Jumbo (Gesink e Roglič) e la UAE Team Emirates, che ha conquistato pure la vittoria nella classifica a squadre e premiamo dunque come miglior team della Vuelta. Al podio di Ayuso nella generale si aggiungono le due frazioni vinte da Soler e Molano, che batte la Maglia Verde Pedersen nella volata più ambita della corsa. Senza dimenticare i piazzamenti e le iniziative di un Ackermann capace di tenere lo strappo di Roglič nel finale di Tomares.
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