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Vuelta a España 2023: il percorso

Un Giro di Spagna con tanta salita e tante decisive ascese finali, che promettono spettacolo e lotta serrata tra i big.
24 Agosto 2023


Dopo le grandi emozioni di Tour e Mondiale, la stagione ciclistica rientra prepotentemente nel vivo con la Vuelta a España che, come sempre, ci regalerà grande spettacolo grazie a un percorso scoppiettante, che riflette un modo diverso di interpretare la corsa rispetto ai due Grandi Giri che la precedono: quasi nessuno a inizio anno fissa come proprio obiettivo la Vuelta, ma spesso e volentieri si utilizza la corsa spagnola come “ancora di salvataggio” della stagione o come ulteriore prestigioso evento per impreziosire una già buona annata.

Quest’anno la corsa partirà da Barcelona, con un classico della Vuelta, vale a dire la cronometro a squadre, che in questo caso misura 14,8 km, non completamente pianeggianti ma con un solo tratto centrale un attimo più impegnativo. La vera difficoltà, invece, sarà rappresentata dalla planimetria, con curve quasi tutte di 90° che dovranno essere ben affrontate se si vorrà fare un bel tempo.

La seconda frazione della Vuelta parte da Mataró ancora verso Barcelona, per un totale di 182 km: la prima fase della tappa sarà vallonata, con il GPM di Coll de Sant Bartomeu (3a categoria) a inizio corsa e il lungo ma non difficile Coll d'Estenalles (2a categoria), che serviranno solo ad assegnare la prima maglia a pois azzurri di questa edizione; seguirà una fase di corsa un po’ più semplice che terminerà intorno ai -10 km, quando ci si troverà nei pressi di una delle salite più iconiche e conosciute di tutta la Spagna, vale a dire il Montjuic, che con i suoi 900 m all’8,5% (3a categoria) farà scaldare gli animi e aumenterà il nervosismo in gruppo, con lo scollinamento a soli 5 km dalla conclusioni, i primi dei quali saranno in discesa, mentre l’arrivo sarà in breve ascesa, adattissimo agli scattisti.

Non c'è un attimo di tregua in questa Vuelta che per la prima volta in questa edizione numero 78 incontra i Pirenei con la Súria-Arinsal di 158,5 km. I primi 116 km saranno estremamente tranquilli e contraddistinti da una lunga e costante ascesa in falsopiano verso la capitale andorrana, nel cui territorio è posto il finale. Da qui in poi la frazione si animerà con le due salite che decideranno il vincitore di giornata. Si parte con il Coll de Ordino (8,9 km al 5,1%, 1a categoria), ascesa che prevede anche un tratto di contropendenza che dura più di un chilometro e quindi abbassa la vera pendenza media, che nei tratti di ascesa è quasi sempre sopra il 6%: si tratta comunque di una salita pedalabile, dove si sta bene a ruota e alla cui cima ci sono anche abbuoni per la generale. Lo scollinamento sarà a 21 km dalla conclusione, con i primi 13 km che saranno di discesa, mentre i restanti 8,3 km costituiranno una salita di 1a categoria verso il traguardo di Arinsal: un’ascesa irregolare e dura con una pendenza media dell’8,3% negli ultimi 6,9 km, mentre i primi 1400 m sono molto più blandi. Già alla terza tappa potremo assistere a un arrivo combattuto fra i big della generale.

La Andorra la Vella-Tarragona di 185 km potrebbe rappresentare invece, alla quarta tappa, la prima occasione per una volata. La frazione andrà costantemente in discesa, con due GPM nella seconda parte del percorso che saranno decisivi per disputare o meno la volata finale. Si tratta dell’Alto de Belltall (9,1 km al 3,7%, 3a categoria) e poi a seguire il Coll de Lilla (5,3 km al 5,2%, 3a categoria). Allo scollinamento di quest'ultimo mancheranno 30 km alla conclusione, tutti favorevoli. Crediamo che la composizione della fuga del mattino sia fondamentale per capire se questa tappa possa o no finire in volata: dovessero essere in pochi all'attacco, le possibilità del gruppo aumentano, d'altro canto, in caso di fuga numerosa, con le squadre dei velocisti che specialmente sul secondo GPM non potranno fare un ritmo forsennato per riprendere i fuggitivi per evitare di mettere in croce i propri velocisti, la situazione potrebbe cambiare. Visto che siamo ancora alla quarta tappa, più probabile una vittoria del gruppo.

Scenario simile per la quinta tappa, da Morella a Burriana, di 186,5 km. La tappa inizierà a 900 metri sul livello del mare e terminerà sulla costa mediterranea della Comunidad Valenciana, con un percorso più vallonato del giorno precedente ma che tenderà comunque a scendere. Unico GPM di giornata il lungo 2a categoria del Collado de la Ibola (11,4 km al 3,9%), con scollinamento ai -55 km dal traguardo. Dopo la discesa, altri due brevi risciacqui prima degli ultimi 30 km scarsi che saranno tutti favorevoli e probabilmente tracceranno la via per la volata finale in quel di Burriana. Da segnalare ai -11 km dal traguardo lo sprint intermedio di Nules che dovrebbe regalare abbuoni per la generale.

Il secondo arrivo in salita di questa Vuelta è rappresentato dalla tappa numero 6, da La Vall d'Uixó al Pico del Buitre. Observatorio Astrofisico de Javalambre di 183,5 km. Se nella tappa di Andorra vi sarà una parvenza di tappone, nella frazione odierna assisteremo a un lungo avvicinamento verso la salita finale. I primi 170 km sono infatti relativamente semplici, ma costantemente in ascesa, con il Puerto de Arenillas (5,5 km al 4,7%, 3a categoria e l'Alto Fuente de Rubielos (6,2 km al 6%, 3a categoria) che rappresentano le due maggiori difficoltà del percorso pre salita finale, ma che sono inseriti entrambi nella prima metà di tappa. Dopo lo sprint con abbuoni di Torrijas, al km 161,5, si scende brevemente prima di attaccare gli 11,1 km al 7,8% dell’ascesa conclusiva, che venne affrontata per la prima (e al momento unica) volta dalla Vuelta nel 2019, con il triello leggendario fra Ángel Madrazo, Jetse Bol e José Herrada, con i due della Burgos che ebbero la meglio con una stoccata all’ultimo km di Madrazo, che sembrava il più in difficoltà dei tre ma alla fine riuscì a spuntarla. La salita in sé è molto dura, specialmente negli ultimi 5 km dove si va difficilmente sotto la doppia cifra.

La settima frazione, da Utiel ad Oliva di 201 km, presenta un formato simile alle tappe 4 e 5, ma è molto più semplice, visto che non c’è nemmeno un GPM in programma e che negli ultimi 80 km sarà completamente pianeggiante. Questi 80 km finali però, da Valencia in poi, saranno in riva al mare, quindi occhio a eventuali ventagli. Da segnalare anche lo sprint intermedio di Cullera a circa metà del tratto pianeggiante.

L'ottava frazione, da Dénia a Xorret de Catí (Costa Blanca Interior) rappresenta l’ultima tappa nella Comunidad Valenciana di questa edizione, ma è anche la più dura in quanto si tratta di una “tappina” di montagna con tanti metri di dislivello che però, per l’ennesima volta, si deciderà soltanto sulla salita finale. I 165 km di percorso cominciano con una pianura di 20 km lungo il mare, a cui seguirà il primo GPM: Alto de Vall d'Ebo (8 km al 5,6%, 2a categoria), poi una brevissima discesa; dopo qualche mangia e bevi eccoci al Puerto de Tollos (4 km al 5,7%, 3a categoria). Dopo una ventina di km tranquilli arriva il momento del Puerto de Benifallim (9,1 km al 5,1%, 2a categoria) e, dopo la discesa, il Puerto de la Carrasqueta (11 km al 4,6%, 2a categoria), con abbuoni allo scollinamento. Seguiranno una trentina di km di mangia e bevi tranquillo, una breve discesa e una decina di km in piano, per poi andare ad attaccare a poco meno di 8 km dalla conclusione l'ultima e decisiva salita di giornata, vale a dire Xorret de Catí (3,8 km all'11,5%, 1a categoria), con i km centrali praticamente sopra il 15, con massima al 22%. Allo scollinamento mancheranno 4 km alla fine, con la discesa che terminerà in corrispondenza della Flamme Rouge con l'ultimo km che sarà in lievissima pendenza. Vista la presenza di tutti questi GPM, questa tappa sembra essere abbastanza pensata per una fuga numerosa, che potrebbe puntare sia alla vittoria di tappa che alla classifica dei GPM. L'ultima volta che venne affrontato questo arrivo fu nel 2017, anche in quel caso si trattava dell'ottava tappa, con la vittoria di Julian Alaphilippe.

Ultima tappa della prima settimana nelle terre dell'Embatido Valverde, vale a dire nella comunità autonoma della Murcia, da Cartagena a Collada de la Cruz de Caravaca, di 184,5 km. Anche in questo caso, più degli altri giorni, l'attesa sarà per la salita finale, ancora una volta decisiva nell'economia della tappa. Escluso il Puerto Casas de la Marina la Perdiz (11,5 km al 4,9%, 1a categoria) al km 60, la tappa sarà abbastanza semplice, senza alcun GPM, né difficoltà altimetriche importanti.  La strada inizia a salire tranquillamente ai -36 km , passando per lo sprint intermedio con abbuoni di Cehegin ai -15 km dall’arrivo. La salita finale, un 2a categoria, dura 8,2 km con una pendenza media al 5,4%, ma è estremamente irregolare, con tre tratti di contropendenza e due, anche piuttosto lunghi, pianeggianti. Il terzultimo km avrà una pendenza media del 12%, il penultimo, grazie alla contropendenza del -0,7%, mentre l'ultimo km sarà al 9,5%, con le ultime centinaia di metri al 16%. Vista la collocazione della tappa e visto il suo disegno, potrebbe sì arrivare la fuga, ma gli uomini della generale non vorranno perdere questa chance di vittoria di tappa, visto che il giorno dopo è riposo.

La seconda settimana di questa Vuelta, che taglia di netto l'Andalusia, l'Extremadura e la Castilla-La Mancha, riparte da Valladolid con una delle tappe più importanti di questa edizione 2023, vale a dire la cronometro individuale, che ormai tradizionalmente viene – aggiungiamo noi giustamente – posizionata alla tappa 10, prima delle grandi montagne, evitando così di risultare uno spauracchio per i corridori. I 25,8 km di questa cronometro sono piatti come un tavolo da biliardo, escluso un solo strappo di 500 metri al 7,1% al km 7. Dal punto di vista planimetrico, nonostante si resti sempre in città, il tracciato non è impossibile, con alcuni lunghi rettilinei che sicuramente favoriranno gli specialisti e senza dubbio ridisegneranno la classifica generale.

Classicissima tappa da Vuelta è la numero 11, da Lerma a La Laguna Negra, di 163,5 km, che rappresenta la “flat, uphill finish” per eccellenza: i primi 150 km sono da sonnellino post-partenza del GP di Monaco in F1, praticamente pianeggianti, mentre dopo lo sprint intermedio (con abbuoni) di Vinuesa, il nervosismo aumenterà, con gli ultimi 6,5 km al 6,7% (1a categoria) che ci porteranno all'arrivo. Probabilmente si deciderà tutto all'ultimo chilometro, contraddistinto da una pendenza media superiore al 9%, con le ultime centinaia di metri al 13%. L'ultima volta che la Vuelta salì su questa vetta fu nell'anomala edizione a 18 tappe, quella del 2020: in quel caso si impose Daniel Martin.

Unica frazione per velocisti della settimana è la dodicesima, da Ólvega a Zaragoza, per un totale di 152 km. Nessun GPM in programma, prima fase della tappa in costante discesa, a due terzi di tappa una salitella nemmeno categorizzata, allo scollinamento della quale mancheranno 40 km dalla volatona nella capitale aragonese, con lo sprint con abbuoni di Villanueva de Gallego a 20 km dall'arrivo. 

Possiamo definirla la tappa regina, la tredicesima di questa Vuelta: da Formigal al Tourmalet i chilometri in programma sono 135, durissimi: si parte subito in salita, in territorio spagnolo, scalando il Puerto de Portalet (4,4 km al 5,4%, 3a categoria), al cui scollinamento entreremo in territorio francese. Arrivati a Laruns si scalerà il mitico Aubisque (16,6 km al 7%) che rappresenterà il primo GPM di categoria especial di questa edizione della Vuelta. Non appena finita la discesa, inizierà subito il Col de Spandelles (10,4 km all'8,1%, 1a categoria), salita scoperta dal Tour solo lo scorso anno ma molto dura. Allo scollinamento mancheranno ancora 50 km alla conclusione e infatti è qui che “casca l'asino”, un po come nella frazione numero 13 di quest'anno del Giro, quella che originariamente avrebbe dovuto portare a Crans Montana, preceduta dalla Croix de Coeur e ancor prima dal Passo del Gran San Bernardo: queste due frazioni non solo sono accomunate dal fatto di essere alla tappa 13, ma soprattutto in quanto fra il GPM finale e il GPM precedente c'è troppa distanza e ciò, visto che siamo ancora alla 13a tappa, potrebbe essere deleteria per chiunque tentasse l'azione prima del Tourmalet. Sono 20 i km di fondovalle dal termine della discesa dello Spandelles a Luz, punto in cui inizia la mitologica salita del Tourmalet: si tratta comunque di 18,8 km al 7,4% (categoria especial) che renderanno comunque la frazione molto dura e sicuramente importantissima nell'economia della corsa.

Doppietta pirenaica che si conclude con la frazione numero 14, la Sauveterre-de-Béarn-Larra-Belagua, di 156,5 km: i primi 50 km saranno completamente pianeggianti e formeranno una fuga composta principalmente da passisti, dopo si inizierà a far sul serio con il Col d'Hourcère (11,6 km all'8,3%, categoria Especial); seguirà una lunga discesa al cui termine inizierà una nuova ascesa di categoria especial, il Puerto de Larrau (15,1 km al 7,9%), con un tratto di circa 2 km in falsopiano che abbassa la media. Sulla cima della salita ci saranno anche abbuoni e, inoltre, si tornerà definitivamente in territorio spagnolo. Al termine della discesa mancheranno ancora purtroppo 37 km alla conclusione e verrà a questo punto affrontato il Portillo de Lazar (3,2 km al 5,8%, 3a categoria). Al termine di un’altra breve discesa ci saranno 20 km scarsi di falsopiano, un po’ a salire un po’ a scendere, prima di affrontare l'ultima e decisiva ascesa, vale a dire il Puerto de Belagua (9,4 km al 6,3%, 1a categoria), con le pendenze più dure nei primi chilometri, mentre l'ultimo chilometro e mezzo sarà praticamente falsopiano. Tappa purtroppo disegnata malino dall'organizzazione, con i due GPM di categoria especial non sprecati ma quasi, con i distacchi sull'ultima salita che, se dovessero esserci, saranno dovuti solo e soltanto alla fatica messa precedentemente sulle gambe e non dall’ascesa che francamente non è un granché.

Seconda settimana di Vuelta che termina con una frazione non durissima ma che regalerà molto spettacolo sulle strade della Navarra, la Pamplona-Lekenberri di 159 km: I primi 60 km saranno un continuo mangia e bevi con strappetti di non più di 2 km con pendenze non elevate, intervallati a tratti di discesa, prima di prendere il 2a categoria del Puerto de Lizarraga (19,3 km al 2,7) che ha numerosi tratti di contropendenza e pianeggianti al proprio interno. Dopo lo scollinamento e la discesa seguiranno circa 25 km di pianura, prima di attaccare per la prima volta il Puerto de Zuarrarrate (6,3 km al 5,1%, 2a categoria), con scollinamento ai -40 km dal traguardo. Seguiranno 20 km di strada che tende a scendere, escluso uno strappetto verso Lekunberri (non passando dal traguardo). A poco più di 15 km dall'arrivo si attaccherà per la seconda volta il Puerto de Zuarrarrate: allo scollinamento mancheranno solo 9 km alla conclusione (ci saranno abbuoni), con la discesa che terminerà a 1300 metri dalla conclusione, da qui alla fine pianeggiante fino al traguardo. Nonostante siamo all'ultima giornata della seconda settimana, viste le due tappe precedenti, è ampiamente prevedibile l'arrivo di una fuga che darà sicuramente grande spettacolo per quanto riguarda la vittoria di tappa.

Dopo il secondo ed ultimo giorno di riposo, si rimane sempre nel nord della Spagna con una frazione che si svolgerà interamente nella regione atlantica della Cantabria, da Liencres Playa a Bejes, di soli 120 km: I primi 115 saranno quasi pianeggianti, senza nessun GPM, con lo sprint intermedio di Unquera (con abbuoni) che segnerà la fine del tratto costiero. L'avvicinamento alla salita finale sarà semplice con l’ascesa che misura 4,9 km con pendenza media dell'8,6% (2a categoria) e presenta il primo e il quarto km in doppia cifra: la resa dei conti fra i big sta per arrivare.

Le Asturie negli anni ci hanno sempre offerto frazioni di montagna clamorose e quest'anno non sarà da meno, con la 17a tappa che assieme alla 13a tappa rappresentano le due frazioni più importanti di questa Vuelta, andando da Ribadasella al leggendario Angliru, per un percorso totale di soli 125 km. I primi 66 km sono semplici, dopodiché si inizia a salire per il già complicato Alto de la Colladiella (6,5 km all'8%, 1a categoria). Dopo la discesa, sprint di Figareo con abbuoni e, dopo 7 km, attacco della salita successiva, vale a dire l'Alto del Cordal (5,7 km all'8,5%, 1a categoria), con scollinamento a 22 km dalla conclusione. Al termine di questa discesa, si attaccherà subito il mostro: sono 13,1 km di ascesa con una pendenza media del 9,5% e voi direte "vabbè, è un Giau 3 km più lungo", ma non è esattamente così: i primi 6 km di questa salita sono “normali”, con un falsopiano nel km 6 e una pendenza attorno all'8% fra il km 2 ed il km 5. I 6 km successivi sono però mortali, con la pendenza che non scende quasi mai sotto il 12%, con l'undicesimo km che ha una pendenza media del 17,3%. In corrispondenza dell'ultimo chilometro la strada spiana definitivamente al 3,7% per poi avere le ultime centinaia di metri in leggera discesa verso il traguardo. È una salita mitica, paragonata spesso al nostro Zoncolan, spaccagambe, da grandissimi scalatori, che ha premiato, l'ultima volta che si venne qua nel 2020, Hugh Carthy, mentre è impossibile dimenticare l'ultima cartuccia sparata qui dal pistolero Alberto Contador nell'ultima tappa di montagna di quella Vuelta 2017 che ci sembra tanto lontana dai giorni d'oggi.

Seconda e ultima tappa Asturiana, nonché ultimo arrivo in salita della corsa, è la diciottesima frazione, da Pola de Allande a La Cruz de Linares, di 178,9 km, che rappresenta perfettamente ciò che deve essere l'ultima tappa di montagna di una corsa a tappe: ci sono 5 GPM, tutti non impossibili. Si comincia al km 48 con l'Alto de Estacas, (5,2 km al 7,2%, 2a categoria). Dopo la discesa e 20 km di falsopiano si scalerà la salita più dura di giornata, vale a dire il Puerto de San Lorenzo (10 km all'8,5%, 1a categoria); al termine della lunghissima discesa si ricomincia a salire subito col duro ma breve 3a categoria dell'Alto de Tenebredo (3,4 km al 9,4%). Seguiranno una ventina di chilometri tranquilli prima di entrare nella fase clou della tappa, con la salita finale, il Puerto de la Cruz de Linares, che verrà affrontata per due volte: si tratta di un'ascesa di 8,3 km all'8,5% (1a categoria), con scollinamento ai -25 km dall'arrivo e abbuoni in cima. Dal termine della discesa al riattacco della salita decisiva ci saranno 10 km di pianura: l’ascesa è comunque irregolare, con i primi 3 km in doppia cifra costantemente, mentre più morbida negli ultimi 2000 metri. Qui la Vuelta sarà quasi decisa.

Da notare la sequenza di questa doppietta asturiana, con la prima delle due tappe che prevede la scalata alla salita più dura di questa due giorni, mentre la seconda è una frazione meno dura ma in cui è più semplice attaccare da lontano: se l'ordine di queste due tappe fosse stato invertito, probabilmente la frazione di Linares avrebbe subito l'effetto Angliru, con i corridori che probabilmente avrebbero risparmiato la gamba in attesa della salita del giorno dopo che oggettivamente fa paura, quindi punto a favore per l'organizzazione sotto questo aspetto.

Prima dell'ultima e decisiva tappa di sabato, la Vuelta si prende un momento di riposo con la tappa 19, da La Bañeza a Íscar, di 177,5 km, attraversando la Castilla y Leon: il percorso è completamente pianeggiante e dovrebbe premiare uno dei pochissimi velocisti (già le ruote veloci in startlist sono poche) rimasti in gruppo, con lo sprint intermedio di Mojados che regalerà abbuoni.

Come di consueto, ormai da qualche anno, la tappa 20 della Vuelta offre un percorso non durissimo, ma adattissimo ai ribaltoni e sarà così anche quest'anno, con ben 10 GPM, tutti di 3a categoria, da Manzanares El Real a Guadarrama, non distante da Madrid, per un totale di 208 km. Si parte subito in salita col Collado del Portzago (10,8 km al 3,4%), dopo lo scollinamento si passerà dal traguardo di tappa e si proseguirà in direzione sud, andando ad affrontare il Puerto de la Cruz Verde (7,1 km al 5%). Arrivati a Robledo de Chavela, entreremo in un circuito di 53 km da ripetere per due volte con tre salite a giro da affrontare: la prima è La Escondida (8,8 km al 4,2%), seguirà una breve discesa e poi si ricomincia a salire verso l'Alto de Santa Maria de la Alameda (5 km al 5,6%); seguirà un'altra breve discesa per poi riattaccare a salire verso i 1404 m dell'Alto de Robledondo (3,9 km al 6,2%). Segue una lunghissima discesa che ci riporterà verso Robledo de Chavela, dove inizierà il secondo ed ultimo giro nel circuito. Al termine di ciò mancheranno 49 km alla conclusione e, per uscire dal circuito, si affronterà una salita non categorizzata di 2,6 km al 6,8%. Seguiranno 10 km un po’ più tranquilli per poi ricominciare a salire verso il penultimo GPM di giornata, vale a dire il Puerto de la Cruz Verde (7,3 km al 3,9%). Dopo la discesa si ricomincerà a salire per l'ultima volta in questa tappa, verso l'Alto de San Lorenzo de El Escorial (4,5 km al 6,6%), con i chilometri centrali attorno all'8%. Al termine della salita mancheranno 12 km alla conclusione, equamente divisi fra discesa prima e pianura poi verso il traguardo di Guadarrama, dove al termine di questo ottovolante sapremo chi vestirà la maglia rossa definitiva di questa Vuelta numero 78.

La 21a tappa della Vuelta, come di consueto, è rappresentata dalla classica passerella di Madrid, di 101,5 km. Si parte dall'Ippodromo de la Zarzuela, un attimo fuori Madrid, e si entrerà nel circuito finale al km 48,9 col primo passaggio sul traguardo, con il giro che durerà 5,8 km e il successivo transito che varrà come sprint intermedio con abbuoni; altri 8 giri in questo breve circuito per determinare il corridore veloce che si porterà a casa la vittoria di tappa, con il tramonto di Madrid che, come quasi ogni anno, vedrà calare il sipario sui Grandi Giri del 2023 e delle corse a tappe su CicloDS.

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